Il testo atteso a breve in Consiglio dei Ministri proroga fino al 31 dicembre 2021 la moratoria sui finanziamenti e l’intervento straordinario del Fondo di garanzia PMI, ma i meccanismi del pacchetto liquidità potrebbero essere meno automatici e convenienti di quanto previsto finora.
Contributi a fondo perduto, moratoria mutui, bonus affitti: le misure del Decreto Sostegni bis
Nonostante il pressing delle associazioni imprenditoriali e dell’ABI, che in una lettera alle istituzioni italiane hanno chiesto di assicurare semplicità e continuità al funzionamento della moratoria prestiti e delle garanzie pubbliche, l’ultima bozza del decreto Sostegni bis dovrebbe introdurre diverse novità sia sul fronte delle procedure per l’allungamento e la sospensione delle rate dei finanziamenti, che relativamente alla copertura del Fondo centrale di garanzia.
La conferma fino a fine anno pare ormai certa. A favore di un’uscita graduale dalle misure anticrisi, agganciata all’andamento delle restrizioni anti contagio e all’effettiva possibilità di ritorno alla normale operatività da parte delle imprese, si erano espressi nelle scorse settimane anche il direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini , in audizione alla Camera, e la vicedirettrice generale di Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, in occasione della presentazione del rapporto Svimez MCC sul Fondo di garanzia . Sulle modalità della proroga nel Sostegni bis, invece, restano ancora nodi da sciogliere.
La moratoria sui finanziamenti e il Fondo garanzia PMI
Con il decreto Cura Italia (dl n. 18-2020) il Governo ha congelato fino al 30 settembre le linee di credito in conto corrente, i finanziamenti per anticipi su titoli di credito, le scadenze di prestiti a breve e le rate di prestiti e canoni. La moratoria è stata poi prorogata a gennaio 2021 dal decreto Agosto ed estesa fino al 30 giugno 2021 dalla legge di Bilancio 2021. Per coloro che hanno già fatto richiesta di moratoria, l’ulteriore allungamento dei termini scatta automaticamente, salvo rinuncia da parte dell’impresa beneficiaria, mentre i soggetti che non hanno ancora aderito devono presentare apposita istanza.
La sospensione del pagamento delle rate di mutui e prestiti può essere richiesta dalle micro, piccole e medie imprese di tutti i settori produttivi e dai lavoratori autonomi titolari di partita IVA ed è accompagnata da una garanzia pubblica, di natura sussidiaria, a valere su un’ apposita sezione del Fondo di garanzia per le PMI .
Sempre nel quadro delle misure del Cura Italia il Governo ha infatti previsto un accesso semplificato al Fondo di garanzia per le PMI e ha innalzato l’importo massimo garantito per impresa da 2,5 milioni a 5 milioni di euro, misure poi potenziate dal decreto Liquidità che ha portato la garanzia al 100% per prestiti fino a 30mila euro, senza alcuna valutazione del merito di credito, e al 100% (di cui 90% dallo Stato e 10% dai Confidi) per i prestiti fino a 800mila euro, senza valutazione andamentale. Nei casi restanti con tetto a 5 milioni di importo garantito, la garanzia è stata portata al 90%, senza valutazione andamentale.
A questo quadro il decreto Agosto ha aggiunto un allargamento della platea dei beneficiari alle aziende che sono state ammesse alla procedura del concordato con continuità aziendale, hanno stipulato accordi di ristrutturazione dei debiti o hanno presentato un piano in tal senso, a condizione che alla data di presentazione della domanda le loro esposizioni non siano classificabili come esposizioni deteriorate, non presentino importi in arretrato e il soggetto finanziatore, sulla base dell’analisi della situazione finanziaria del debitore, possa ragionevolmente presumere il rimborso integrale dell’esposizione alla scadenza.
L’intervento straordinario in garanzia del Fondo di garanzia PMI è stato poi prorogato al 30 giugno 2021 dall’ultima legge di Bilancio, in base alla quale i finanziamenti di cui alla lettera m) dell’art. 13 comma 1 del decreto Liquidità – cioè i finanziamenti fino a 30mila euro garantiti al 100% dal Fondo, concessi in favore di PMI e persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni – possono avere una durata di 15 anni e non più di 10 anni.
Come il coronavirus cambia il Fondo di garanzia per le PMI
Il pacchetto liquidità nel decreto Sostegni bis
Questo quadro dovrebbe cambiare con il Sostegni bis, da cui si attende la conferma della moratoria mutui fino al 31 dicembre. Anzitutto, pare destinata a venire meno la proroga automatica: anche le imprese già ammesse, quindi, dovrebbero dichiarare l’intenzione di continuare ad usufruire dell’allungamento/sospensione delle rate, inviando una comunicazione all’istituto di credito.
In secondo luogo, per le PMI e i titolari di partita Iva che attualmente usufruiscono, insieme alla moratoria, della copertura del Fondo di garanzia PMI, il Sostegni bis dovrebbe prevedere una riduzione della garanzia in caso di allungamento della durata del debito oltre i sei anni. La bozza del testo circolata nei giorni scorsi prevedeva, per i finanziamenti di importo superiore a 30 mila euro, la copertura massima del 70% in caso di durata fino a 8 anni e del 60% per i prestiti fino a 10 anni. Uno scenario che ha suscitato allarme e che la versione finale del provvedimento potrebbe riservare ai soli nuovi finanziamenti, escludendo i prestiti già erogati e le ristrutturazioni.
Ulteriori novità potrebbero interessare Garanzia Italia , lo strumento previsto dal decreto Liquidità per sostenere – attraverso la garanzia di sace e la controgaranzia dello Stato – la concessione di finanziamenti alle attività economiche e d’impresa danneggiate dall’emergenza Covid-19 e che la legge di Bilancio 2021 ha potenziato consentendone l’impiego anche per rinegoziare o consolidare indebitamenti esistenti.
La lettera indirizzata alle istituzioni italiane da ABI, Alleanza delle Cooperative Italiane (Agci, Confcooperative, Legacoop), Casartigiani, CIA-Agricoltori Italiani, CLAAI – Confederazione Libere Associazioni Artigiane Italiane, CNA – Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confedilizia, Confesercenti, Confetra, Confimi Industria, Confindustria, Copagri chiede di allargare la platea dello strumento anche alle imprese ammesse a piani di ristrutturazione prima del Covid e che si sono trovate in difficoltà a rispettare tali piani a seguito degli effetti della pandemia e di semplificarne le condizioni di accesso, allineandole a quelle del Fondo centrale di garanzia. Fondo da cui non dovrebbero essere escluse – sottolineano i firmatari della lettera – le imprese agricole e quelle non rientranti nella definizione europea di piccole e medie imprese, come invece risulterebbe dalla bozza del Sostegni bis circolata nei giorni scorsi.
Per approfondire: Moratoria prestiti e mutui per partite IVA e imprese: cosa c’e’ da sapere
Mutui prima casa, Fondo Gasparrini, credito giovani e sostegno alla natalità
Con un’ulteriore lettera indirizzata alle istituzioni italiane, sottoscritta insieme a 17 Associazioni dei Consumatori (ACU, Adiconsum, Adoc, Altroconsumo, AssoConsum, Assoutenti, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva, Codacons, Confconsumatori, Federconsumatori, La Casa del Consumatore, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, U.Di.Con, UNC) l’ABI ha chiesto anche di rafforzare i principali strumenti pubblici volti a favorire l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa e a sostenere le famiglie aventi difficoltà nel pagamento delle rate dei mutui a seguito del perdurare della situazione epidemiologica da Covid 19.
Tra le richieste che dovrebbero trovare riscontro nel Sostegni bis ci sono il potenziamento del Fondo prima casa e l’ampliamento dell’operatività del Fondo Gasparrini, che consente la sospensione fino a 18 mesi del pagamento delle rate dei mutui per le famiglie in difficoltà, anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti. ABI e associazioni dei consumatori hanno anche chiesto di prevedere la controgaranzia dello Stato a supporto del Fondo per il credito ai giovani e del Fondo di sostegno alla natalità, per rendere questi strumenti in linea con le regole di vigilanza dell’Accordo di Basilea per le banche.
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